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Il primo corso presso la IBM di Milano

Verso la fine del 1959 fummo mandati a seguire il primo atteso corso di programmazione per il calcolatore elettronico 7070 IBM (era il primo corso che la IBM teneva in Italia). La sede era la IBM di Milano e si prevedeva che il corso dovesse durare all'incirca un mese, dico all'incirca perchè la stessa IBM non era stata in grado di pianificarne la durata.

Eravamo in quattro nuovi assunti e ci accompgnava un capo ufficio del preesistente meccanografico.

Il corso era tenuto da un istruttore della IBM che non disponeva di altro materiale didattico se non gli appunti presi durante il suo corso di apprendimento frequentato in Australia. Lui stesso non aveva mai visto, nè tantomeno usato il 7070 e quindi tutto si svolgeva su una pura base teorica. Se non ricordo male potemmo soltanto vedere qualche foto del "mostro" che sarebbe poi arrivato per noi l'anno successivo.

Ovviamente a quell'epoca non esisteva ancora alcun linguaggio di programmazione di alto livello (forse era appena disponibile un Fortran) e quindi era previsto di programmare quel "potente" computer in assembler o meglio in Autocoder che era il nome del suo assemblatore.

La cosa che più mi è rimasta impressa di quel corso è che fu tenuto con una grande profusione di dettagli, dettagli che oggi sarebbero considerati inutili; l'istruttore ci intrattenne infatti con lunghe spiegazioni sull'architettura dell'hardware, illustrandoci il comportamento di ogni registro interno della macchina e spiegandoci come ciascuna istruzione di macchina veniva eseguita utilizzando quei registri. Ricordo anche che nei miei appunti avevo addirittura disegnato per ogni istruzione di macchina, un diagramma a blocchi che ne illustrava il funzionamento.

Nessuna tecnica di programmazione ci fu mai insegnata anche perchè nessuno aveva mai programmato; ciascuno di noi allievi dovette immaginare ed intuire le tecniche da adottare, facendo sollecitare la propia fantasia dallo studio delle varie istruzioni disponibili.

Intanto in un week-end passato a Napoli, utilizzando la mia radio ricetrasmittente, mi misi in contatto con un caro amico americano che viveva ad Asbury Park nel New Jersey e che sapevo essere anche un azionista IBM e gli chiesi se era in grado di procurarmi del materiale didattico relativo al 7070. L'amico fu sollecito e gentile e prima che il corso di Milano terminasse, sulla mia scrivania (e non su quella dell'istruttore) troneggiava un magnifico libro in carta patinata dal titolo: il Reference Manual del 7070 IBM.

Ovviamente di quel manuale ci servimmo tutti e ricordo con soddisfazione quando l'istruttore mi chiedeva di verificare se una qualche sua affermazione fosse o non corretta.

Come illustrato nell'apposito capitolo, il 7070 era un calcolatore elettronico della seconda generazione, era dotato naturalmente di unità centrale e di memoria centrale ed aveva come periferiche magnetiche soltanto delle unità a nastro (i dischi non esistevano ancora); potevano essere collegate anche delle altre macchine periferiche (le cosiddette periferiche lente) che servivano per l'ingresso e l'uscita dei dati; queste macchine erano lettori di schede, perforatori di schede e stampanti che allora erano chiamate stampatrici.

Si capisce quindi che, così come nel vecchio meccanografico, i dati presenti sui documenti dovevano sempre essere riportati su schede che sarebbero state lette dai lettori di schede del calcolatore elettronico il quale con apposito programma li avrebbe portati su nastro magnetico; successivamente tutte le elaborazioni necessarie sarebbero state fatte leggendo e scrivendo nastri ed infine i risultati sarebbero stati mandati sulle stampanti; eventualmente qualche dato poteva anche essere perforato su scheda utilizzando le apposite macchine perforatrici collegate.

Ma l'evoluzione intanto correva e durante il corso fummo informati che l'orientamento dell'IBM stava cambiando e che il 7070 (che probabilmente funzionava già soltanto in qualche azienza americana) sarebbe diventata una macchina "tape oriented", per cui non sarebbe stato più possibile collegarvi le periferiche lente che di conseguenza non sarebbero state più prodotte.

L'IBM avrebbe invece fornito un altro calcolatore (il 1401) molto meno potente del 7070, dotato di almeno una unità a nastro ma anche di apposito lettore e perforatore di schede nonchè di una stampante di nuova generazione e più veloce delle precedenti; chi voleva usare il 7070 come calcolatore centrale avrebbe dovuto utilizzare uno o più 1401 come macchina destinata all'input/output; insomma il 1401 doveva incaricarsi di scrivere sui nastri magnetici i dati letti dalle schede e di stampare i dati di output dai nastri provenienti dalle elaborazioni del 7070.

A seguito di questi cambiamenti il Banco di Napoli dovette modificare il suo contratto con la IBM e passare ad un 7070 tape oriented, aggiungendo alla fornitura anche due 1401 dotati ciascuno di una unità a nastro, un lettore di schede ed una stampatrice.

Approfitto ora per ricordare che le macchine era affittate dalla IBM e che il solo 7070 sarebbe costato al Banco ben un milione di lire al giorno !! (ed era un milione degli inizi degli anni 60).

A causa del cambiamento il corso si modificò, quello sul 1401 fu rimandato ad altra data mentre quello sul 7070, malgrado fosse stato ridotto nei contenuti, proseguì fino a durare ben 45 giorni !!

Tornammo a Napoli pieni di voglia di lavorare, lasciammo di fare gli operatori delle "macchine tradizionali" (così cominciavamo a chiamare le macchine dell'ormai superato centro meccanografico) e fummo allocati in un ampio ufficio dove iniziammo la nostra vita di programmatori; l'ufficio fu immediatamente soprannominato "il pensatoio".