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Il sintetizzatore vocale (1982) 

Tra gli argomenti delle poche riviste sui microcomputer che riuscivo a trovare ce n'era uno che mi aveva sempre affascinato: la possibilità di disporre di un dispositivo che facesse "parlare" la mia macchina. L'IBM per i suoi mainframe aveva in produzione una periferica a nome "AUDIO UNIT" che avevo anche ascoltato in una dimostrazione fatta a noi del CED, ma il fatto di riuscire ad avere io stesso un simile dispositivo da poter collegare al mio computer e forse anche con una spesa relativamente piccola, era per me un'occasione da non perdere.

Ora non ricordo più dove, ma un certo giorno ebbi a leggere di una azienda americana (la Votrax) che produceva un chip al costo di pochi dollari che consentiva di generare 64 diversi fonemi.

Scrissi immediatamente e dopo poche settimane ero in possesso di un chip a 22 piedini "dual in line" della dimensione di una mezza eprom.

Con l'aiuto prezioso dell'amico Antonio realizzai il semplicissimo circuito per pilotare il chip da un bit di una mia porta parallela e mi misi subito all'opera per realizzare un software adatto alla nuova esigenza; dopo qualche ora ero riuscito a far pronunciare all'aggeggio la parola PAPA'.

Naturalmente io desideravo di più, ed allora decisi di scrivere un programma in Basic che fosse capace di trasformare una frase scritta con caratteri ASCII in una serie di codici che inviati al VOTRAX gli avrebbero dovuto far pronunciare la frase.

Il programma andò in porto rapidamente e il mio PC cominciò veramente a parlare. Purtroppo il Votrax era stato progettato per produrre i fonemi più comuni della lingua inglese, per cui il parlato che riuscii ad ottenere aveva uno strano accento anglosassone; in ogni modo le frasi pronunciate erano sempre perfettamente intelligibili.

La realizzazione destò molta ammirazione, e in una delle prime edizioni del SAMUTIC (esposizione che allora si chiamava Napoli Ufficio) portai l'apparecchio nello stand del mio amico concessionario IBM facendo soffermare una grande quantità di visitatori tutti desiderosi di scrivere una frase alla tastiera del miracoloso PC.

Pensai dopo di creare un piccolo apparecchio autonomo dotato di propria CPU e naturalmente del chip della Votrax che ricevendo da una porta parallela di un qualunque PC un qualunque testo destinato ad essere stampato, fosse in grado invece di pronunciarlo.

Chiaramente anche in questa realizzazione non potè mancare la "mano" del mio amico Antonio il quale realizzò l'hardware così come a me serviva; la cpu usata fu naturalmente uno Z80 del quale conoscevo benissimo il set di istruzioni; realizzai quindi facilmente il software necessario che naturalmente fu memorizzato in un'apposita eprom; il software fiunzionava real time nel senso che provvedeva a tradurre le parole utilizzando i tempi di attesa tra le parole stesse e provvedeva anche a decodificare i numeri, sia interi che decimali.

Portai questo nuovo apparecchio a Bologna in una mostra organizzata dalla IBM e lo prestai anche alla RAI che lo utilizzò più di una volta in una trasmissione a nome CHIP.

 

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